REFERENDUM CATALOGNA
La sfida indipendentista catalana per “liberarsi” dell’oppressione di Madrid
Sono ore molto concitate quelle vissute dai cittadini della Catalogna per il “Referendum sull’autodeterminazione” che, andrà in scena domani, domenica 1 ottobre. L’aria è di quelle irrespirabili dopo la posizione di netta rottura del governo centrale spagnolo – di stanza a Madrid – che, non ha mai perso occasione per ribadire un solo aspetto:
“Il referendum in Catalogna non si farà”.
A Madrid, non sono andati tanto per il sottile e, per dar forza a questa posizione, ritenuta da molti come una “netta presa di posizione reazionaria” hanno messo in atto, la solita, stucchevole, arcigna “faccia del Potere”. Quello che non si piega in nessuna circostanza e, se necessario, pronto a rilanciare sulla strada antidemocratica. Eppure, quando il governo ha deciso di “alzare la posta” qualcuno, nella vecchia e civilissima Europa avrà provato un senso di smarrimento e, un certo brivido freddo lungo la schiena nel vedere, la disinvoltura di Madrid e del Governo Rajoy, nel mettere da parte il “dettame democratico” e, in un colpo solo ricorrere alle peggiori “pratiche degli anni bui” quando, in tutta la Spagna a dettare legge era il “regime dittatoriale franchista”.
Se Madrid pensa di risolvere la “questione dell’indipendenza della Catalogna” ricorrendo alle prove di forza muscolare, la situazione potrebbe condurre l’intera Spagna nel baratro della “guerra civile”. Assistendo alla decisione del tutto inaccettabile di Madrid di volere impedire a “ogni costo lo svolgimento democratico di un referendum” con l’invio di ben 10 mila agenti della Guardia Civil per tentare di far tornare sui propri passi la cittadinanza catalana senza per questo cercare di comprendere le “vere ragioni” che si celano dietro a questo referendum lascia del tutto interdetti. Il problema posto dalla Catalogna al Governo centrale di Madrid pone alcune questioni che non possono essere risolte solo con la “prova di forza” della capitale spagnola come se si trattasse di una “stupida rivalsa” tra chi si sente “l’unico depositario della storia” e, quindi per questo pensa di poter mettere all’angolo tutti gli altri, tutti quelli che non la pensano come il Governo Rajoy.
Sarebbe servita la politica (quella con la “P” maiuscola).
Non si tratta solo di voler ribadire il distaccamento, la separazione di Barcellona e di tutta la Catalogna dalla Spagna ma, invece, di ristabilire una “autonomia politica ed economica” da sempre negati da Madrid. Nessuno si può permettere di mettere in discussione l’egemonia politica, giuridica ed economica della capitale che, come in queste ore dimostrano le decisioni quanto meno “imprudenti” del primo ministro Rajoy stanno a dimostrare ancora una volta l’assoluta crisi della democrazia in Europa e, nell’intero Occidente.
Una volta ancora l’Unione Europea ha perso l’occasione per uscire da quel cinismo che la sta facendo deragliare verso il dramma dei nuovi nazionalismi. Senza per questo riuscire mai a prendere una decisione “alta” neanche davanti all’assurdo comportamento franchista optato da Madrid quando si è arrivati ad autorizzare un blitz della Guardia Civil contro il governo catalano con arresti dei membri del governo ribelle ed indipendentista. (8 settembre). Oppure con la procedure da parte della magistratura per indagare 700 sindaci che si erano schierati a favore del referendum.
In queste ore, la stessa Guardia Civil ha messo in atto un’altra prova di forza bloccando il centro raccolta voti (elettronici) e sigillando 1.300 seggi. Da Barcellona però sono stati subito pronti a ribadire che “riusciremo a votare lo stesso”.
Ma la situazione potrebbe diventare davvero esplosiva e drammatica soprattutto se da Madrid arriverà l’ordine di esecuzione di arresti contro i cittadini assolutamente pronti a far valere il loro diritto costituzionale anche se Madrid non lo considera tale.
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-www.lavanguardia.com/temas/consulta-cataluna;
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-www.repubblica.it/esteri/news/referendum-catalogna