Ecco il nuovo singolo di @Mannarino #apriticielo
“Apriti cielo”: invettive da Gandhi alle favelas.
“Il cielo l’ho guardato tante volte, soprattutto quando a terra tutto sembrava buio. Alzi lo sguardo, respiri, ed ecco che stai guardando una cosa che vedono miliardi di persone, al di sopra delle bandiere nazionali e delle diverse religioni. Così senti che la tua vita va oltre i palazzi, la cultura, i muri, le recinzioni, i problemi materiali. Senti che devi respirare, riempirti i polmoni di quel cielo così grande che di notte si perde fino ai segreti dell’infinito. Poi guardi avanti e continui a camminare per salvarti la vita giorno per giorno, per farcela in qualche modo. Abbassi lo sguardo sulla strada e ti metti in fila, ma tieni nascosto negli occhi quel cielo che hai visto, ovunque uguale e ovunque diverso, e ti ripeti che sei vivo e sei un essere umano, e la tua dimensione di libertà è quella, infinita, profonda, e se non te lo dimentichi: Apriti Cielo!” (Mannarino)
In una nazione che ha perso il piacere delle connessioni tra folk e la musica indipendente che tenta di elevarsi a cosa colta, “Apriti Cielo” di Mannarino rivendica la propria anima calda e godereccia.
A tre anni di distanza dal suo ultimo disco, il cantautore Alessandro Mannarino ritorna con un sound trascinante che lo ha reso uno degli artisti più amati della scena contemporanea.
Il suo quarto album, “Apriti Cielo” e contemporaneamente la canzone “Arca di Noè” è stata scelta come secondo singolo, il pezzo che dà il titolo all’opera è stato lanciato su Spotify ha raggiunto il 1° posto della classifica dei brani più virali, contando oltre 400.000 streaming e più di mezzo milione di views del clip che qui potete vedere.
“Apriti Cielo” è un disco intenso e controcorrente nella sua genuina verità.
Ecco e 9 tracce:
Roma, Apriti Cielo, Arca di Noè, Vivo, Gandhi, Babalú, Le Rane, La Frontiera e Un’estate ma è specialmente su Gandhi che vi invito a riflettere con un ascolto attento. Il pezzo è assolutamente pronto per una recitazione da teatro-canzone alla Gaber e i cori (per i quali sono stati chiamati in forma anonima colleghi e artisti importanti) mi ricordono il primo Jannacci.
Il 25 marzo Mannarino si esibirà per la prima volta al PalaLottomatica di Roma (i biglietti sono andati già tutti esauriti), con quella che si preannuncia come una grande festa, ci sarà una seconda data, sempre al PalaLottomatica, in calendario per il 26 marzo.
Sono sicuro questo disco entrerà nella storia della Musica Italiana, buon ascolto a tutti…
Voglia di Sudamerica e World Music: è questa la miscela del nuovo disco di Mannarino…
Intervista di Giordano Casiraghi.
A proposito di Gandhi, una canzone per niente pacifica: anzi appare come un’invettiva contro un certo buonismo, come aveva fatto Gaber con “Il potere dei più buoni”. Con chi ce l’ha, Mannarino?
«Ce l’ho con le icone pop come Marylin Monroe ed Einstein, con la pace edulcorata di Gandhi. Vedo una sottile linea che divide il pacifismo dalla remissività e rassegnazione, perché a uno che passa la vita ad asfaltare strade sotto il sole cocente d’agosto non gli puoi insegnare il pacifismo, semmai lo subisce. Nei miei frequenti viaggi in Brasile, a Rio De Janeiro, ho visto tutte le contraddizioni di chi vive nelle favelas e di chi invece vive circondato dal lusso, costretto però a barricarsi nelle case. Dov’è la cattiveria del povero? Sarebbe utile rifondare il pensiero dell’essere umano. Ce l’ho con gli intellettuali che trovo totalmente astratti dalla realtà. Io non sono tra questi anche se ho studiato filosofia, faccio un lavoro manuale e mi sporco le mani come un operaio».
L’album apre con “Roma”, canzone dedicata alla tua città; cosa ne pensi di Mafia capitale e tutto quello che ne è derivato?
«Roma la piccola provincia dell’impero, oggi violentata, la canto in romanesco. Quella canzone l’ho scritta il giorno in cui il sindaco della città (Ignazio Marino, ndr) è stato esautorato attraverso le firme dei suoi consiglieri davanti a un notaio e dopo che il Papa ne aveva parlato, il vero re di Roma. E allora dico «apriti cielo», inteso come invocazione e nello stesso tempo auspicio per una via di fuga. Però questo è un disco che vorrebbe volare un po’più alto di questi discorsi, perché sopra di noi c’è un cielo che abbraccia il pianeta ed è uguale per tutti. Non sono pessimista, cerco spazi di libertà e credo nel percorso intrapreso, credo nell’arte come espressione di quello che un artista ha maturato come letture, viaggi e pensieri».
Ci sono molte arie sudamericane nell’album, chi sono gli ispiratori?
«Agisco nell’ambito di quella che è stata etichettata come World Music. Ho fatto vari viaggi in Brasile e ho scoperto un grande artista come Chico Buarque, a suo tempo costretto a usare metafore per eludere i controlli della censura: mi ha aperto un mondo nuovo, nella fusione tra Africa e Beatles. Per quanto riguarda l’Italia ho grande stima di De André, di Paolo Conte e Capossela».
Tratto da L’Unità Tv “Intervista” di GiordanoCasiraghi del 14.01.2017
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Foto fonte: Wikipedia.
Scritto da Massimo Fabiani e Marco Sargentini…