di Albert Grivault
– chardonnay 100%
– alc. 13,5%
La letteratura critica sulla viticoltura in Cote d’Or, dal celeberrimo precursore di ogni classificazione formale di queste zone, quindi dal dr. Lavalle a seguire (all’epoca, nel XIX, lo valutò come Tete de cuvèe), è unanime nel valutare il climat “Clos de Perrieres”, come uno dei più, se non la più vocata parcella dell’intera AOC di Meursault. Il nipote del fondatore, Michel Bardet, con il quale è semplice interagire e discutere di vino, con somma piacevolezza, che gestisce attualmente lo storico “domaine Albert Grivault”, ci ha fatto dono, anche quest’anno, della sua più venerabile opera enoica, in versione 2012, il celeberrimo “MEURSAULT CLOS DE PERRIERES 1ER CRU; il vino è il frutto di una vigna che poggia su un lotto di terreno posseduto, in regime di “monopole” dal domaine; pertanto, vanta un rapporto di esclusività con questo terroir, che amplifica esponenzialmente il valore di questo meraviglioso prodotto, conteso ed ambito su scala globale.
Il vino è qualificabile come un “grand cru in pectore”, considerato il suo oggettivo blasone, ed è declinato dal suo produttore, ogni anno, come nella migliore tradizione borgognona, con religiosa e devota adesione all’anima di questo storico climat.
Il nostro tasting da bottiglia (il secondo, dopo un primo contatto con il vino, quando si trovava in stato affinamento in barrique), si è rivelato, comprensibilmente, precocissimo e non concepito per godere pienamente dell’energia tracciante e luminescente che è in grado di sprigionare, al palato, dopo il suo necessario percorso di affinamento, che dovrà sostenere, per almeno un paio di lustri, in vetro; nonostante, quindi, la gioventù estrema dell’approccio, ed una nostra sacrale reverenza dovuta a questa sorta di sfregio alla sua compostezza infantile, il vino ci ha, invece, davvero stupefatto per come ci si è manifestato: dalle tonalità vivide e stordenti, già smagliante ed estremamente comunicativo, vibrante e nervoso a causa del nobile lignaggio del suo spessore molecolare, tutto racchiuso in pochi atomi di grandissima energia potenziale, ma senza alcuno sfoggio estrattivo; al naso, ha elargito effluvi dai rimandi inconfondibilmente speziati, calibrato sui toni del pepe bianco e di quello rosa, nonchè nette nuances minerali, di pregevolissima tessitura materica e fuse in un amalgama seduttivo, difficile da decodificare in questa fase primigenia; in bocca, il vino ha palesato, da subito e senza esitazioni, il suo registro di fabbrica inconfondibile, caratterizzato da una verticalità ed ampiezza di sorso vertiginose, in cui hanno spiccato evidenti toni agrumati, del tenore della buccia di lime e dei fiori d’arancio; infine, approssimandosi a lasciare il segno del suo sorso, ha primeggiato in una lunghezza quasi sospesa, che ha disegnato un retrolfatto coerente e maestoso, ostentando una attitudine alla persistenza aromatica, già in questa fase, che gli riconosciamo nel dna e che il tempo renderà, senza dubbio, irresistibile.
Anche quest’anno siamo orgogliosi di proporlo sul nostro store: http://www.borgognamonamour.it/meursault?product_id=161 .
Il micro-articolo che fa seguito, trae spunto da una recente degustazione, tenutasi presso la nostra azienda.
Francesco Bisaglia
Borgogna Mon Amour di Francesco Bisaglia
vini di Borgogna
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