Il Derby…

                                                            LA SETTIMANA CHE PRECEDE IL DERBY

Lunedì:

Sguardo veloce ai risultati del fantacalcio, letta a qualche diffidato “avversario” pensando «potevano ammonirlo, questo ci dà sempre fastidio», i tuoi li conosci, li hai seguiti durante la partita, sai che non potevano tradirti e sai anche che te non li avresti fatti giocare e rischiare quel dannato giallo.

Martedì:

Provi a non pensarci, sulla tua radio sintonizzi “RDS” e “Latte e Miele”, ma anche lì ti parlano di sicurezza, di orari, che di giorno siamo tutti più bravi.

Mercoledì:

Cerchi di non chiamare nessuno che te ne possa parlare, ricordare. D’altronde ci manca solo qualcuno che ti metta addosso altra ansia. Rispondi solo agli amici di sempre… loro capiscono, loro sanno, loro stanno come te!

Giovedì: 

Anche non volendo e anche se non te ne importa, ti inventi una scusa con te stesso e vedi quale è la persona designata a dirigere la partita. «Proprio quello che li ha aiutati l’altra volta!!! E che diamine!!!»

Venerdì:

Non resisti e inizi a rivederti vecchie cose e sentirti di tutto. Conduttori, inviati, giornalisti, opinionisti, ma nessuno ne parla come vorresti, stanno tutti a pensare al contratto di questo o a chi potresti comprare l’anno dopo o al bilancio che non si sa se sarà in positivo e c’è addirittura chi li chiama e ne discute. Dentro di te monta la rabbia, in primis verso te stesso (li hai voluti sentire te!), e poi pensi «Aho, domenica si gioca!!! Dobbiamo pensare solo a questo!!! Questi so’ tutti matti!!!» Allora chiami l’amico di turno che non ti risponde con il classico ‘Pronto’, ma dicendoti: Sto sotto casa che ti aspetto!!! La risposta è semplice: 5 minuti e passo dajeeee.

Sabato:

Monta la tensione. Cerchi di organizzarti più cose possibili cercando di non pensarci. Stai a contatto con persone alle quali non interessa niente di calcio per evitare di parlarne ma .. NIENTE! Il risultato è l’esatto contrario di ciò che avresti voluto: passi la serata in silenzio pensando alla formazione, al possibile risultato, anche alla strada che farai per arrivarci. E la cosa peggiore che ti capita è che invece di lasciarti in pace, nel tuo “religioso” silenzio, vieni anche chiamato in causa e non credi alla domanda che puntualmente ti viene posta: “ma che ci vai domani allo stadio? Secondo te come finisce?” Ma che domanda idiota mi fai! Certo che ci vado allo stadio, sono 25 anni che non vengo al tuo compleanno perché festeggi quando gioca la Roma e pensi domani non ci vado? Sorrido a mezza bocca cercando di glissare l’argomento con un “sì sì ci vado, speriamo bene”, ma l’insistenza non conosce limiti “ma si dai, speriamo sia una bella partita”. Ma quale bella partita!!! Magari finisce 10-0!!! E pensi: mai più prima di una partita, mai più con questo tizio.

LA DOMENICA…

Apro gli occhi e penso “daje che ce la facciamo”.

Vago per casa cercando di fare qualcosa per far passare il tempo; l’appuntamento è alle 12.30 e sono solo le 9!!!

Fortunatamente mia moglie mi conosce e mi capisce e mi lascia in pace, quasi sempre da solo (anche perché sono diventato insopportabile). Qualche gesto abitudinale. Due chiamate. Accendo la tv, ma non riesco a seguirla. Di mangiare non se ne parla, basta un caffè. Finalmente le 12.00, adesso li chiamo e vedo se partiamo. Proprio come mi aspettavo, in 5 minuti siamo in macchina! Ormai è fatta. La solita strada, il solito parcheggio, la solita camminata, l’ingresso, le scale… ci siamo!

Guardi dall’altra parte: non ti piacciono i colori, i modi di essere, le persone, tutto praticamente!

Le due ore che rimangono le passi lì in mezzo a chi ti capisce, che anche se per due ore non dici una parola e non riesci a sorridere per i nervi tesi, non ti chiede perché o per come, lo sa.

La partita passa tra alti e bassi, tensioni, sigarette e unghie mangiate; tra sguardi fugaci e sospiri di sollievo per un rischio superato; guardi costantemente l’orologio visto il risultato che vede noi in vantaggio di un goal su di loro. Non passa mai. Poi il fischio finale, sorrisi, abbracci e finalmente nervi distesi. Sai che non prenderai in giro nessuno perché non vuoi che lo facciano a te, ma ti guarderai gli sfottò sui social network, vedrai le interviste in tv, sentirai la gente parlare…

con il sorriso di chi ha vinto stampato sulla faccia. 

D’altronde basta quello…

Ed ora seduto sul divano, diviso tra “Domenica sportiva” e “Controcampo” pensi «mi sa che al ritorno richiamo il tizio di ieri e ci esco nuovamente , ha portato bene!»

Scritto da Stefano Annicelli

Foto fonte: Wikipedia.

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